PASSAGES di Ira Sachs, sottotono e caratteri al centro

Al di là delle recensioni principali che sono andato a leggere, giusto per assestarmi sulle opinioni correnti che stimo (errore che non riesco ad evitare), a me pare un film bellissimo.

Parte lento, con azioni quotidiane e insignificanti (in un paio di casi si sente la maniera, ma Adele riempie lo schermo in modo eccitante, quindi non ci si annoia). Poi la gravidanza inaspettata scuote il plot, con le sue conseguenze tenute fino allora a freno da penna e messa in scena. Senti ci potrebbe essere la rottura, l’omicidio o il suicidio, in un altro cinema sarebbe stato inevitabile, ma non qui – domina il sottotono e la definizione del carattere, forse questo il punto più debole e teorico del film, che sin dal prologo insiste a puntellare il suo protagonista senza lasciarlo respirare e vivere sullo schermo, senza mai davvero liberarlo da giudizi e condizionamenti del POV registico.

Poi appassiona e funziona tutto a meraviglia, fa pensare a Bergman e Rohmer, certamente, può infastidire anche per questa sua cifra francese ed autoriale così studiata (da un americano), ma si fregia di 3 interpretazioni che sono il 90% della riuscita, soprattutto quella di Ben Whishaw, che sopra agli altri si distingue per un lavoro eccezionale su corpo, tempi della mimica, sfumature.

Bello

Lascia un commento