DEL PROVOCARE E DELLO SPERIMENTARE: Climax di Gaspar Noé

Difficile non fermarsi a guardare e altrettanto difficile non voltarsi dall’altra parte. Da uno stupro claustrofobico nel sottopassaggio di una sera d’estate (Irresistible, 2002) alla doverosa deriva hardcore (Love, 2015), i film di Gaspar Noè non possono lasciare indifferenti, ed hanno a loro modo creato una pista seguita da altri anche con eccellenti risultati (il cinema di Fabrice Du Weltz ne è la prova).

Mai amato, mal digerito, sempre ritenuto un vuoto provocatore. Poi dieci anni fa arrivò Enter the Void e allora fermiamoci un momento: che potenza, che delirio, che coraggio. Tutto insieme armonico, impegnativo in modo coerente, prodigioso. Un grande film fatto di scelte non fraintendibili, le uniche per raccontare quella storia. Col successivo Love qualcosa però si ruppe, seppure nella continuità concettuale: le dilatazioni nelle maglie del racconto si fecero troppo esigenti, l’esplicito sessuale puntuale verso il proprio obbiettivo ma avviluppato in un plot fragile, penalizzato da sbavature e sfinimento dello sguardo. Non accenno alle trame perché importano poco e poi le conoscete tutti, giusto?

Adesso, da un annetto circa, abbiamo Climax: un discorso politico straniato (1996, la Francia e il resto del mondo, culture colori e talenti), l’unità di spazio/set e le performance di danza che combattono con lo sviluppo dei personaggi, l’attesa della brutalità inevitabile, siamo qui apposta, che tiene viva l’attenzione. Mi aspettavo piu deriva e ricerca, dialoghi e caratteri piu divertiti e interessanti, non queste banalità sull’omosessualità di uno, la gelosia incestuosa di un altro o la maternità impossibile per chi fa lo showbiz. Arriviamo così all’ultima mezz’ora che non può, senza basi empatiche construite dalle storie, andare oltre il suo programmatico rituale gore (e nemmeno troppo estremo…), che delude perché non stravolge, non arricchisce, trascina il discorso a forza di riempimenti e fatica anche a fare il giusto quadrato attorno al senso di un Paese con confusi paralleli politici.

Una provocazione più che una sperimentazione, che cerchiamo di salvare grazie al finalissimo colpo di scena (Whodonit?), cui cerchiamo di rimanere aggrappati in attesa della prossima, estrema e speriamo necesaria avventura.

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