FURIOSA – MAD MAX SAGA, a tutto gas nella Wasteland del cinema anti-patriarcato

Ecco il nuovo episodio, quasi 10 anni dopo le sperticate venerazioni a un nuovo e straordinario modello di action movie di nome Fury Road, lontano dalle rassicuranti avventure della tanto vituperata Marvel. Se nel 2015 in molti restammo sedotti da questo caleidoscopio di sangue, botte da orbi e azione che cercava di essere purissima, al di là del plot, del character building, del senso e del messaggio, oggi arriviamo un po’ disillusi e fors’anche sospettosi al prequel. Sarà perché il progetto, simpaticissimo nel proporre un regista alla soglia degli 80 che ancora insiste con queste distopie da ragazzini, perde le sue due star protagoniste, dal fascino smisurato, Charlize Theron e Tom Hardy. Non solo: decide di scavare nel personaggio femminile di Furiosa, con quel braccio amputato che già da Fury Road lasciava presagire spin-off, prequel, approfondimenti sfiancanti. Furiosa la “tough girl”, Furiosa la Pretorian, in questo allucinato mondo futuro che un po’ prende dall’antica Roma (la biga di Dementus, il linguaggio aulico a volte fuori contesto, la pelle di giubbotti e abiti che sembra sbucare dal Gladiatore di Scott).

Film lunghissimo, giunge voce da Cannes, e agganciato a doppio filo al #metoo sempre di gran voga. Vere entrambe le cose, ma nemmeno troppo. L’abnorme visione di Miller continua a dominare ma non straborda: tengono bene le sequenze di azione su strada che nel precedente episodio a volte stancavano, si moltiplicano le location della Wasteland (con tanto di cartello esplicativo) per dare riferimenti allo spettatore, si dà un nuovo cattivo che spesso sconfina nel sarcasmo, sfondando il tono generale in modo tutto sommato coerente e funzionale (citazione del Thor fin troppo smaccata). Certo, la puzza di cagata pazzesca persiste tutto il tempo, ma se ti lasci accalappiare lo guardi, ci caschi dentro, stordisce anche sul piccolo schermo del PC (mia condizione di visione), non si lascia guastare dalle voragini di sceneggiatura che potrebbero risucchiarlo e invece, anzi, viene da pensare siano state lasciate e acuite appositamente per creare il mito, al di là di tutto (ma ti pare che questa cresce nascosta tra i ragazzi di Immortan e poi diventa Pretorian – alla guida del tir che rifornisce di benzina – senza che Dementus lo scopra?).

Soprattutto Furiosa funziona bene nel lasciarti con la voglia di sapere quale episodio seguirà, magari Furiosa e Max a dominare la Citadel? Se il finale di questo si aggancia perfettamente al film precedente, con la protagonista a nascondere le giovani donne di Immortan nel truck della speranza e le immagini del film successivo sui titoli di coda (scelta originale), allora piace immaginare un salto ad un nuovo episodio in cui Furiosa è la regina giusta dell’oscena Cittadella, crea benessere e si prepara ad affrontare nuovi nemici, sicuramente diviene madre. Senza Max, impossibile il padre sia Max, ma certo il tema del femminile e della maternità non potrà essere evitato.

Che Miller abbia ancora le forze per essere originale anche nella wasteland del discorso cinematografico sulla donna del terzo millennio?

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