La città dove sono nato e cresciuto, Rieti, e dove torno spesso e con piacere, mi è capitato di rado ma sorprendentemente di sentirla citata in vecchi film. Cosa strana, perché si tratta di un territorio isolato e a molti sconosciuto, nonostante la bellezza e il fatto che sia il centro d’Italia.
Pochi giorni fa vedevo Senza Pietà di Lattuada, film del ’48 che ha conosciuto una crescente fortuna nel corso dei decenni. È la storia di una povera sbandata durante la seconda guerra mondiale, che in cerca del fratello nella Livorno animata da americani e malviventi finisce in un giro di prostituzione e si innamora di un militare americano di colore, che purtroppo non potrà salvarla. Ad inizio film, quando le viene chiesto dove sia la sua famiglia, dice che i genitori sono a Rieti, ma che non può andare a trovarli. Rieti, terra di genitori di protagonisti sfigati, come il Roberto Mariani de Il Sorpasso, che a Bruno dice che “i genitori stanno a Rieti”. Peccato che la voce di Paolo Stoppa sul corpo predestinato di Trintignant, e questo accanimento contro i dialetti italiani, abbia impedito di caratterizzarlo con parole suoni e dentali arroventate tipiche del reatino.
Anche un film secondario di Germi come Un maledetto imbroglio, tratto da “Il pasticciaccio brutto” di Gadda, cita Rieti. Una fuga d’amore si è consumata lì dalla vicina Roma, e il Commissario Ingravallo si reca a Rieti nel tentativo di raccogliere informazioni utili a risolvere il giallo su cui è impegnato. Vedremo Rieti? Ovviamente no…
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